CAP.5 << SAN VALENTINO AI TEMPI DI MARGHERITA D’AUSTRIA >>
Alcuni documenti come la relazione su “Le proprietà di madama Margarita d’Austria”
scritta nel 1593 da Sebastiano Marchesi e una nota delle entrate dell’anno 1562 ci
fanno conoscere l’estensione del territorio di San Valentino. Da questi sappiamo che
San Valentino è bagnato dai fiumi Orta, Pescara e Lavino. Del fiume Lavino si dice che
è ricco di trote e che le sue acque alimentano due mulini. Dal punto di vista
economico a San Valentino si producono olio e seta per 4.000 ducati l’anno e vi si
praticano caccia e pesca. Da un altro documento del 1586 sappiamo i nomi di tutti i
possedimenti farnesiani in Abruzzo, il nome del capitano di San Valentino, A.Gilij,
romano e il nome di un notaio Cornelio Colella di Tocco. Il territorio di San Valentino
ha 234 nuclei familiari di circa cinque unità, comprende anche il castello di
Abbateggio e il casale disabitato di Cusano. Nel contado di San Valentino
abbiamo:un frantoio, tre osterie, i due mulini sul Lavino ed un forno ad Abbateggio.
Erano tutte proprietà della duchessa Margherita insieme ai campi di grano , gli
uliveti e i benefici ecclesiastici e i contadini erano obbligati a macinare il grano nei
suoi mulini e le olive nel suo frantoio e non in altri. Il suo potere è assoluto, ma
comunque amministra in modo equilibrato, anzi a volte riesce ad ottenere da Carlo V
e poi da Filippo II immunità, grazie ed esenzioni per i suoi possedimenti abruzzesi. In
una nota di grazia del 1586, conservata nelle carte farnesiane dell’archivio storico di
Napoli, si chiede il rinnovo di esenzioni da pagamenti a baroni e feudatari e la
salvaguardia, immunità ed esenzione da alloggiamenti di soldati.
Dopo la morte di Margherita avvenuta il 18 gennaio 1586, il contado passò al figlio
Alessandro Farnese ed ai suoi successori che lo ebbero fino al 1731 quando la
dinastia si estinse e ritornò al re. Nulla rimase del governo di Margherita: la
decadenza e la corruzione prevalsero e della terra florida dei suoi tempi non restò
che il ricordo. Il contado divenne preda dell’avidità degli ufficiali e s’impoverì
notevolmente.