”Nell’anno 1763 fino al maggio 1764 …..si terminasse la fabrica della molinella fino a quel tempo
sospesa ad istanza dei Ministri farnesiani che avevano la cura per il Mulino regio……con la
clausola e patto espresso nell’obbliganza…che niuno potesse andare a macinare in altri mulini
fuorchè nel nuovo eretto nella indetta terra del Letto sotto la pena di circa ducati sei,applicabili a
beneficio degli affittatori ed altri e che da ciò ne seguisse la totale mancanza dell’antico e solito
concorso dei cittadini del Letto che venivano a macinare nel molino di questa città,che si teneva
in affitto da Andrea Bernabeo,Nicola Polce ed altri all’infuori di qualche volta che la medesima
molinella si rendeva inabile a tritare, non prima però di aver aspettato il lasso di ore
ventiquattro…” - atto del notaio De Cremonese -
I rapporti tra i mugnai e i contadini non erano per niente facili:le liti e discussioni
erano molto frequenti, ma non per il cattivo carattere dei contadini , che anzi erano
le vittime dei soprusi e delle truffe dei mugnai che approfittavano del loro potere per
derubare coloro che si recavano a macinare.
Ne è prova la testimonianza di un processo verbale trascritto da Giacinto Simoni,
primo Eletto del Comune di San Valentino, in cui si denunciano gli abusi perpetrati ai
danni dei macinanti dai mugnai Giustino Crivelli, Crescenzo Gigante e compagni che
avevano in affitto il Molino Regio del Lavino. Nel documento si descrive
dettagliatamente in che modo i mugnai si appropriano di una quantità maggiore di
molitura e si denuncia anche il fatto che gli stessi trattavano meglio i contadini che
abitavano in paesi lontani e che avrebbero potuto usare altri molini rispetto ai
contadini delle case di campagna vicine al mulino-regio.
PROCESSO VERBALE DI GIACINTO SIMONI
“L’anno 1815 il giorno 11 gennaio in San Valentino Provincia di Chieti
Noi Giacinto Simoni Primo eletto del Comune di san Valentino….portati nel Molino sito lungo il
Fiume Lavino,che si tiene in affitto da Giustino Crivelli,Crescenzo Gigante ed altri per riconoscere
le misure colle quali prendono la molitura ai macinanti….abbiamo trovato un mezzetto,ossia
misura di due coppe col ferro mancante di once dieci,per cui mancano una libra ed once otto per
ogni tommolo,libre cinque per ogni salma,un altro mezzetto ossia misura di due coppe senza
ferro mancante di due libre,per cui ne mancano quattro per ogni tommolo,dodici per ogni
soma:abbiamo osservato il coppo grande di rame e l’abbiamo trovato di libre sei ed once due di
io,cioè a quei che potrebbero andare in altri molini esigono la molitura di libre nove,a quei poi
che necessariamente debbono ivi macinare perché sono nelle case di campagna vicino o dei
Paesi che non hanno molitura, per cui vi sono due once dippiù; esigendosi dai molinari l’intiera
molitura,vengono ad esigere once sei dippiù a soma;abbiamo osservato il coppo piccolo col
quale prendono la molitura per ogni coppa di grano ossia per ogni sei misure e l’abbiamo trovato
essere tutto malconcio e battere il peso di libra una ed once undici,per cui vi sono once cinque di
più,in conseguenza esigono una libra ed once otto per ogni tommolo,libra cinque dippiù per ogni
soma .In ultimo ci siamo informati del modo che tengono nell’esigere la molitura ed abbiamo